Microcredito Avvocati: tutto quello che c'e da sapere [la guida definitiva]

Ciao!

 

Sono passati oltre tre anni da quel famoso 8 Giugno 2016 quando, in una sala stampa gremita della Camera dei Deputati, il Presidente dell’Ente Nazionale del Microcredito, Mario Baccini, insieme ai massimi rappresentanti dell’avvocatura italiana, presentava uno degli accordi più importanti mai sottoscritti nella storia italiana per la classe forense: il microcredito per gli avvocati

Microcredito Avvocati: tutto quello che c'e da sapere [la guida definitiva]

 

I perché del Protocollo d’intesa 

Un protocollo d’intesa nato con due obiettivi ben precisi: 1) aiutare gli avvocati non bancabili ad accedere al credito; 2) orientare i giovani laureati in legge ed i neo avvocati a formarsi in materia di risoluzione stragiudiziale delle controversie in modo da diventare Problem Solver e, quindi, contribuire al deflazionamento della giustizia

 

 

Lo scenario forense italiano

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Bene, dalla firma del protocollo ad oggi, le domande di accesso al credito da parte dei giovani avvocati e/o laureati in legge desiderosi di accedere a questo fenomenale strumento di crescita e sviluppo sono state poco più di una decina.

Eppure, secondo un recente rapporto del Censis commissionato dalla Cassa Nazionale Forensee realizzato su un campione di circa ottomila avvocati, è emerso che l’attività di avvocato è ancora organizzata su base individuale e di microstrutture. 

Il 70% degli avvocati risulta essere che titolare unico di studio ed il 65% degli studi si compone al massimo di 3 persone. Il mercato di riferimento si compone per i3/4 di un mercato tipicamente localeL'attività internazionale rappresenta, infatti, solo il 2,3% per cento del mercato dell'attività professionale degli avvocati e, tale dato, non può che far riflettere laddove l’Italia si propone di essere un faro nell’export. 

In pratica, siamo un passo indietro rispetto alla concorrenza straniera la quale, specialmente quella americana, è molto più avanti. 

Altro dato allarmante venuto fuori è quello della scarsa presenza degli avvocati in rete: soltanto un quarto degli studi professionali dispone di un sito internet. Cioè, vi è quindi una scarsa propensione ad utilizzare gli strumenti digitali contemporanei per aprirsi al mercato internazionale ed  accompagnare le nostre pmi ad affrontare le sfide del mercato internazionale. 

Soltanto il 30% degli avvocati agisce in network nonostante il 44% per cento degli avvocati abbia visto diminuire il proprio fatturato di oltre il 50% negli ultimi 5 anni.

 

Nuovi orizzonti

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Secondo un recente studio dell’Istat l’ascensore sociale è fermo da tempo. Stiamo assistendo ad un fenomeno di saturazione del sapere giuridico, non si può pensare di appiattire il lavoro dell’avvocato solo alla sfera del contenzioso. 

Il mercato richiede nuove capacità nuove competenze come, ad esempio: a) quella di risolvere le controversie in maniera alternativa rispetto al passato; b) aprirsi a nuove fasce di mercato come gli stranieri. Nuove attribuzioni che, alla luce dell’attuale scenario economico, sarebbero appannaggio solamente di quelle poche persone ricche e possidenti. 

 

Una nuova forma mentis  

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n linea con il monito della UE, è necessario, dunque, sviluppare una nuova forma mentis, molto più imprenditoriale. 

Siamo all' interno di un mercato globale dove tutto cambia in continuazione. 

È passata l’usanza del tempo dove l'avvocato, come il parroco, chiuso nel suo studio aspettava i clienti che venivano a confessarsi: purtroppo oggi non è più così, oggi i clienti non accorrono più dagli avvocati per confessarsi ma, ahimè, hanno imparato anche altre strade per avere un po' di brodo caldo per l’anima (leggi CAF ed altri organismi del genere). 

Occorre che, soprattutto i più giovani, possano mettere in campo delle strategie che richiamino, nuovamente, le pecorelle all’ovile. 

Il mito dell’esercizio di una professione che vive esclusivamente sul contenzioso, sulla conflittualità da portare all' interno delle aule di giustizia, è finito. 

Serve una nuova generazione di professionisti che oltre ad affiancarsi ai clienti come consulenti, tecnici del diritto, anche come mediatori, risolutori, in una parola: Problem Solver.

 

La scossa

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Il microcredito rappresenta una scossa per la professione di avvocato, non è solo un piccolo finanziamento ma, soprattutto, un'importante leva per ampliare la formazione in campo giudiziale e, soprattutto, stragiudiziale. L’obiettivo è quello di dare la possibilità ai giovani avvocati di ampliare la gamma dei propri servizi e, in via subordinata, contribuire in maniera importante all’azione di deflazione del carico della giustizia. 

 

L’ascensore sociale 

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Anzitutto va detto subito che il Microcredito non è solo un finanziamento statale ma è molto di più, cioè uno strumento di welfare con una funzione fondamentale: fungere da ascensore sociale per la persona, per i suoi sogni ed i suoi bisogni. Specialmente per quei soggetti che il sistema del credito definisce come “non bancabili”, cioè non suscettibili di finanziamento. 

 

I “non bancabili”

 

Detto ciò, diciamo subito che si tratta di un vero e proprio prestito in denaro accompagnato da una serie di servizi come, ad esempio, la previsione di un tutor all’uopo nominato (un vero e proprio angelo). Un finanziamento che, diversamente dalla classica operazione bancaria di prestito, si connota come elargizione di una somma di denaro (fino a 35mila euro da rimborsare in massimo 7 anni, a tasso agevolato) finalizzata al raggiungimento di un obiettivo: quello dell’ascensore sociale, per l’appunto.

In pratica, una misura di sostegno per l’accesso al credito a favore di soggetti definiti, secondo le regole dell’attuale sistema creditizio, “non bancabili” perché priva di garanzie. 

 

Un cambio di rotta

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La persona prima di tutto: questo è il mantra del microcredito. L’obiettivo è quello di fare in modo che gli avvocati del nuovo millennio possano costruire, autonomamente, la loro traiettoria formativa

Una nuova rotta formativa sostenuta da un nuovo modello di welfare che va oltre l’intervento istituzionale del Consiglio dell’Ordine locale. 

Un modelllo di welfare che vada incontro alle nuove esigenze della classe forense: Problem SolvingPublic AffairsLobbying

È questa l’essenza vera del microcredito. In pratica, l’intento dell’Ente Nazionale del Microcredito è quello di fare innovazione sociale a tutto campo e realizzare soluzioni nuove in grado di formare nuove professionalità. Cioè, consentire soggetti non bancabili possano fruire delle stesse opportunità riservate ai più agiati. Cosi facendo, dare la possibilità a tanti professionisti del settore legale (e non) di (a) realizzare nuovi servizi nel settore stragiudiziale in modo da contribuire, in maniera importante, al (b) deflazionamento della giustizia

 

Cosa viene finanziato

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Una misura di sostegno per avvocati, giovani avvocati e laureati in giurisprudenza (ma la misura vale anche per neo-professionisti di altri settori) desiderosi di avviare una nuova attività. Grazie al prestito del microcredito è possibile acquistare mezzi ed attrezzature necessarie per l’apertura dello studio: tavoli, sedie, scrivanie, computer, lampade, lavori di ristrutturazione ed ammodernamento ed autoveicolo. Inoltre, con il prestito del microcredito è possibile pagare la frequenza di corsi di formazione e/o master universitari all’avanguardia. Il tutto senza chiedere l’aiuto di nessuno (parenti, amici, genitori). Approfondisci la lista dei documenti occorrenti, leggendo il post “Microcredito: quali documenti sono necessari?”.

 

La presentazione della domanda 

Per quanto riguarda la procedura da seguire, la concessione del prestito microcredito è subordinata alla presentazione di una serie di documenti: carta identità, codice fiscale, business plan e preventivi di acquisto dei mezzi e delle attrezzature di cui se ne richiede il finanziamento. Per quanto riguarda i tempi, le domande sono valutate celermente all’arrivo e non ci sono graduatorie.

 

Microcredito: per risolvere i tuoi problemi!

 

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A presto,
Paolo De Rosa - Responsabile Assimea

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